Lucca Comics And Games 2006
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Lucca Comics And Games 2006. Mostra Mercato: 1-5 novembre; Mostre Espositive: 28 ottobre - 12 novembre.
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La Parola al Giurato

Riportiamo volentieri un articolo di Andrea Chiarvesio, membro della giuria del Best of Show, sui compiti del giurato e sulle difficoltà che si incontrano nel valutare i giochi in concorso.
Ringraziamo l'autore ed il webmaster di www.inventoridigiochi.it per averci permesso di pubblicare l'articolo anche qua.

La dura vita del giurato

Accingendomi a svolgere per il secondo anno consecutivo il ruolo di giurato del Best of Show di Lucca Games ed avendo in passato avuto spesso il compito di valutare i giochi inviati spontaneamente dagli autori ad aziende come Wizards of the Coast e UpperDeck ho imparato che se esiste un mestiere più difficile del creare giochi è quello di valutarli.

Il principale problema che si pone infatti è: in base a quali criteri valutare?
Perché è evidente che a criteri differenti faranno seguito esiti differenti. Questa è la ragione principale per cui i risultati del Giocabolario sono diversi dal Best of Show, che i risultati dello SDJ sono diversi dall'IGA ecc... con le conseguenti infinite - a volte infantili a volte semplicemente sterili - discussioni sulla serietà di un premio piuttosto che di un altro, le sgradevoli dietrologie ecc...

Quindi, ad esempio, giudicare un gioco, ad esempio per un premio fieristico, è davvero la stessa cosa che fare una recensione, quindi si devono adottare i medesimi criteri, oppure no?

Per semplificare, parlerò del BoS perché è ovviamente la realtà che conosco meglio. Mi sento di dire però che in larga parte le considerazioni seguenti valgono per i giurati del premio Archimede, dello SdJ e probabilmente anche della Biennale del Cinema di Venezia (salvo il contesto specifico ludico).

Per trasparenza, nel bando di concorso o nella lettera accompagnatoria vengono solitamente elencati per esteso i criteri che dovranno essere presi in considerazione.

Ad esempio, i criteri del BoS sono:
"il gioco che eccelle in architettura e dinamica ludica, in qualità di componenti e illustrazioni, ma anche come il riconoscimento al progetto editoriale che maggiormente si è distinto nell'ambito della fiera, per una serie molto ampia di considerazioni che possono andare dall'importanza di una licenza, alla capacità di penetrazione di mercato, allo sforzo promozionale profuso e, non ultimo, alle attività promosse nella sede della nostra manifestazione."
Come potete facilmente notare, si tratta di criteri ben diversi da quelli presi in considerazione ad esempio per scrivere una recensione, dove generalmente ci si ferma ai primi due!

Ad esempio, essendo il BoS un premio fieristico (lo dice la parola stessa, best of SHOW), le attività collaterali di dimostrazione, torneistiche o in generale di promozione del gioco previste per la fiera hanno un peso nella valutazione della giuria, mentre non impatterebbero un'eventuale recensione.

Eppure molti editori e autori non lo capiscono e si lamentano dei verdetti della giuria, non comprendendo che un gioco magari validissimo dal punto di vista della giocabilità può non essere premiato a causa di un'edizione poco professionale, o per il fatto di rivolgersi ad una nicchia di mercato talmente ridotta da non essere rilevante ai fini del mercato.

Uno dei problemi più complessi da affrontare per i giurati del Best of Show ad esempio è che in concorso ci sono sia le produzioni delle grandi case editrici sia giochi "autoprodotti" o comunque editi in maniera artigianale da piccole case editrici. E' un po' come far concorrere film amatoriali filmati con le fotocamere a braccio alla notte degli oscar. Non che di tanto in tanto non possa scapparci il Blair Witch Project del caso, ma è ovvio che la qualità nella produzione delle medio-grandi case editrici avrà molto spesso la meglio sugli sforzi artigianali dei piccoli editori.

Una volta stabiliti i criteri (nella speranza vana che siano noti e compresi da tutti gli autori ed editori in concorso), il difficile lavoro della giuria è però appena iniziato!

Ogni singolo punto è difficile da valutare: cosa vuol dire ad esempio giudicare l'architettura ludica di un gioco? Si sta ovviamente parlando delle dinamiche di gioco, ma cosa privilegiare in questo caso, l'originalità o la funzionalità della meccanica, ad esempio?
Un gioco meritevole di essere premiato dovrebbe ovviamente avere una meccanica sia originale che funzionale, ma se nessuno tra i candidati risponde a questo requisito, meglio privilegiare una meccanica originale ma "zoppa" perché malamente playtestata o una meno creativa ma "solida"? Personalmente sono per la prima soluzione, ma ho incontrato giurati di diversa opinione quindi come capite già su un singolo criterio di valutazione è difficile arrivare ad una visione condivisa.

Una giuria, poi, è ovviamente composta da un pool di persone, ciascuna con la sua individuale sensibilità e le proprie competenze. Ovvio che, tanto per fare un esempio personale, quando si tratta di valutare il potenziale commerciale o le attività di marketing di un prodotto magari il sottoscritto ha qualche argomento dalla propria parte, mentre mi sono sempre trovato in grandi difficoltà a valutare la validità artistica di una produzione editoriale, fidandomi del giudizio di giurati meglio attrezzati a formulare un parere competente in proposito.

Ecco quindi che il risultato del lavoro di una giuria è spesso il frutto di una mediazione tra le opinioni dei vari giurati, a volte di decisioni prese a maggioranza e non all'unanimità, spesso si confrontano due o più punti di vista ugualmente validi tra cui è davvero difficile decidere quale far prevalere.

Un altro aspetto importante, e davvero fondamentale, è la conoscenza dei prodotti. L'anno scorso in concorso a Lucca gli editori presenti avevano iscritto se non ricordo male oltre un centinaio di giochi! Credo vi renderete conto che per quanti sforzi possa fare una giuria di lavorare e giudicare in modo serio ed obiettivo era impossibile in due giorni (sì, un altro limite forte è il tempo, perché una giuria ha solitamente un tempo molto ristretto per emettere i propri verdetti) che tutti i membri della giuria conoscessero o addirittura provassero tutti i giochi in questione!

Non a caso, nonostante alcune proteste e mugugni degli editori che francamente trovo del tutto incomprensibili, per quest'anno abbiamo chiesto come giurati di avere accesso in anticipo almeno al testo dei regolamenti dei giochi che saranno in concorso. Questo non per stamparceli e giocarceli comodamente a casa nostra infrangendo il copyright delle case editrici, ma al solo scopo di studiare preventivamente i giochi (nel caso dei giochi di ruolo in particolare mi pare assolutamente lapalissiano che ciò sia necessario) per poterli valutare meglio e dare un giudizio ponderato quando vi saremo chiamati.

Inutile dire che questo comporta uno sforzo notevole per i giurati nel mese precedente ai lavori, ed anche così è letteralmente impossibile ad esempio provare fisicamente tutti i giochi di ruolo ed i moduli in concorso!

Potrebbe dunque sembrare scontato aggiungere che da parte degli editori andrebbe operata una "pre-selezione" dei prodotti da iscrivere in concorso. In fondo nessuna casa editrice iscrive a concorso ad un premio letterario cinquanta titoli, anche se li pubblica. Sceglie quelli più meritevoli ed iscrive quelli.

Invece nel mondo ludico continua a prevalere da parte di tutti, autori ed editori, il concetto infantile del "più colpi sparo più possibilità ho di centrare qualcosa". Pertanto molti (per fortuna non tutti) iscrivono non uno, due o al massimo tre titoli all'interno della propria produzione che essi stessi considerano le "vette" degne di essere valutate da una giuria e meritevoli di una chance, ma mettono in gara il loro intero catalogo, ottenendo due risultati: costringere la giuria a passare in rassegna inutilmente dozzine di titoli e rischiare che i titoli meno validi "facciano ombra" a quelli più validi, confondendoli nel mucchio. Probabilmente la colpa è del livello professionale ancora molto mediocre nel nostro settore, speriamo che in futuro la situazione migliori.

Premi più strutturati, prevedono poi una molteplicità di riconoscimenti (come il BoS di quest'anno che prevede quattro premi di categoria: miglior Gioco da Tavolo, miglior Gioco di Carte, miglior Gioco di Ruolo e miglior Gioco Collezionabile, oltre al Best of the Best *il premio al miglior gioco della fiera* ed a tre riconoscimenti specialistici alla Miglior Meccanica di gioco, Miglior Concept Artistico e Miglior Progetto Editoriale). In questo caso le cose si complicano ancora, perché una giuria coscienziosa che faccia il proprio dovere con trasparenza e realtà rischia da due lati.
Facciamo un ipotesi (puramente accademica per carità). Poniamo infatti che vi sia in concorso un gioco di qualità tale da doversi aggiudicare due premi principali e magari uno o due riconoscimenti specialistici... come credete che reagiranno gli altri autori o le altre case editrici se non accusando la giuria come minimo di connivenza con l'autore o la casa editrice premiata? Ma per evitare queste critiche meschine e basse insinuazioni una giuria dovrebbe allora forse assegnare alcuni premi a giochi che non ritiene veramente meritevoli solo per tacitare le obiezioni?
Personalmente, sono per dare ascolto solo alla propria coscienza di giurato e premiare i giochi che si ritengono davvero meritevoli, infischiandosene delle malignità e delle proteste eventuali: a posto con la propria coscienza, a posto con il mondo. Capirete che non è facile, e ci si fanno facilmente dei nemici.

Come vedete, la vita del giurato è piena di difficoltà ed avara di soddisfazioni. Per fortuna ci sono anche queste, seppur occasionali (al di là del fatto che essere chiamati a far parte di una giuria rappresenta un implicito riconoscimento della propria reputazione professionale, fortunatamente si ha spesso l'occasione di conoscere persone validissime e molto simpatiche, almeno così è successo a me): vedere la gioia di un autore o di un editore ricevere un premio inaspettato quanto meritato, ad esempio, e, scusate se mi ripeto, soprattutto la sensazione di aver lavorato bene ed in tutta coscienza e libertà decisionale.

Quindi, cari autori (ed eventuali editori in ascolto), la prossima volta in cui un vostro "pargolo" non riceve il riconoscimento che ritenete meritasse sopra ogni altro, prima di pensare di essere vittime di un complotto, chiedetevi: "il mio gioco rispecchiava più di ogni altro tutti i criteri del concorso? Ho presentato il prodotto in tempo utile, nel numero sufficiente di copie e fornendo alla giuria tutti gli elementi necessari per valutarlo?". Ed anche qualora la sincera risposta a queste due domande secondo voi è "SI'" tenete presente che il lavoro di una giuria è comunque il frutto della media delle opinioni di persone diverse ed in ultima analisi che i giurati sono uomini e possono sbagliare, ed il fatto che possano commettere errori non significa che questi vengano commessi per incompetenza o peggio ancora malafede. Dopo di che, esprimete pure in maniera civile e composta il vostro eventuale dissenso, ma la prossima volta, in giuria veniteci voi e vedrete...

ps: da parte mia prometto ufficialmente che quando toccherà a miei giochi di essere valutati da una giuria potrò permettermi di dissentire dalle valutazioni della giuria stessa con argomentazioni garbate e civili, ma mai e poi mai oserò mettere in dubbio la correttezza, la professionalità e la moralità della giuria stessa senza avere alcuna base per farlo e che mai e poi mai mi cimenterò in ardite dietrologie per commentare l'operato di una giuria.

Andrea Chiarvesio